Da oggi

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Sono qui: http://sickhomealabama.wordpress.com/

Oscar 2014 all’ultimo secondo

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Ciao a tutti, stanotte danno gli Oscar e io lo so che ho abbandonato il blog ma non posso esimermi dal postare le mie previsioni.Credo sia il decimo anno di fila, anche solo per tradizione devo farlo.
Ed eccole qui.

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Sono quelli che verranno dati e non quelli che vorrei vincessero, come al solito.
Vorrei che lo vincesse Leonardo ma probabilmente lo daranno a Matthew.
Vorrei che American Hustle non vincesse NIENTE. E pure 12 Anni Schiavo l’ho praticamente ignorato.
Per il resto, li ho fatti un po’ a cazzo, lo ammetto.

Ad maiora.

Cloppete

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E benvenuti nel 2014, anno del cavallo, 26° dell’epoca Heisei.

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Meanwhile…

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Vorrei dire che in questo quasi mese e mezzo sono successe talmente tante cose che proprio non ho avuto tempo, che la mia vita WOOOSH è tutta una montagna russa di pazzie e momenti down e momenti up e che proprio per il blog non c’è stato spazio.
Invece no.
La mia vita è più o meno sempre la stessa, solo con più stress dovuto ad alcuni recenti acquisti, tipo UNA CASA da ristrutturare (non da me, ma in pratica è come se), una situazione lavorativa al tracollo (ma me ne renderò conto per bene solo a settembre, quando passerò le mattine a rotolarmi nel letto in cerca delle motivazioni per non suicidarmi) e un buco nero, o grigio, nel settore “vacanze” che non mi fa stare allegra (ma poi qualcosa salterà fuori, sennò anticipo i piani suicidi).

Altre cose successe nel frattempo:
– WordPress ha cambiato interfaccia, come noto proprio in questo istante.
– È finito Mad Men 6 e siamo tutti (?) in attesa che inizi l’ultima di Breaking Bad. 11 agosto. Remember my name.
– Una delle mie migliori amiche, nonché ex coinquilina, si è sposata. Tale faccenda mi ha scatenato commozione a distanza e grandi pensieri filosofici, che non enucleo qui per decenza.
– È venuta a trovarmi dalle Hawaii, luogo dove vive, una mia amica americana dei tempi di Sendai, quella con cui pranzavo tutti i giorni e con cui sono andata a Okinawa. Grande commozione anche qui e grandi speranze di farle ricambiare il favore ospitandomi a Honolulu.
– Un dibattito in rete nato da questo articolo della fotoreporter Francesca Borri mi ha scatenato altri mille pensieri, tutti più o meno deprimenti, sul lavoro del freelance in generale. E non posso che dare ragione a chi controbatte alle critiche dicendo “se indica la luna non guardate il dito”.
– Sono morte donne del calibro di Franca Rame e Margherita Hack, tra poco resteranno solo le rincoglionite della mia generazione e allora il mondo sarà fottuto sul serio.
– Ieri è iniziato il San Diego Comic Con e io, come tutti gli anni, non sono lì.

 

luglio col bene che ti voglio
vedrai non finira’ ia ia ia ia
luglio m’ha fatto una promessa
l’amore portera’ ia ia ia ia

J.G. vs. J.G.

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Ma quanto è più vero, genuino, onesto e amabile un Jay Gatsby qualunque che si arricchisce con l’imbroglio, che vive nel passato, che muore d’amore, che freme e piange e sbraita, rispetto a un Jep Gambardella qualunque disilluso e scocciato, freddo e fasullo, che vuole insegnare la vita e la bellezza, con i suoi aforismi e la sua spocchia, quando nemmeno lui, per sua stessa ammissione, ci ha mai capito niente?
Ma come si fa a disprezzare il JG di Luhrman e amare il JG di Sorrentino? Io, a costo di essere totalmente impopolare, ho amato il primo e disprezzato il secondo.
Che poi, non sono i personaggi che uno ama o disprezza, ma chi i personaggi li fa. Ho disprezzato Sorrentino per la sua arroganza nel volerci insegnare Roma, perfino a noi romani, nel voler insegnare la bella vita dipingendola come un circo di mostruosità ma sottosotto guardandola con un occhio di compassione e malcelata invidia, l’ho disprezzato per aver infilato in un film una giraffa, uno stormo di fenicotteri e una vecchia che mangia radici senza alcun reale motivo, buttandoli in pasto al pubblico solo per suscitare un OOOH stupefatto e ignorante. Ho amato Lurhman invece, che scompare quasi o si lascia scomparire dietro la potenza della scrittura di Fitzgerald, che fagocita il film incurante di una recitazione dozzinale (la coppia Buchanan), di una colonna sonora pop, di tutti gli sbagli che una trasposizione del genere può portarsi dietro. La mia risposta è STICAZZI. Mi sono bevuta la storia tutta d’un fiato (e sì che la conoscevo, ma ho letto il libro una decina d’anni fa e non ricordavo molte cose), mi sono innamorata di Gatsby, mi sono innamorata del suo amore per quella sciacquetta di Daisy, mi sono venuti i brividi quando dice che il passato ritorna eccome, che lui ha fatto tutto solo per lei, per tornare con lei, per vivere per sempre con lei.
Il valore di un film si misura con la sua scrittura, questa è la mia modesta opinione, e volenti o nolenti a Luhrman il film gliel’ha scritto Fitzgerald, non esattamente l’ultimo degli scribacchini. Sorrentino se l’è scritto da solo invece, e haivoglia a dire Fellini Fellini, Fellini aveva Flaiano dietro, Sorrentino ha solo il suo enorme ego. E io non amo Fellini, e non amo particolarmente nemmeno Fitzgerald, di certo la lettura di Gatsby non mi ha cambiato la vita all’epoca (infatti nemmeno mi ricordavo il finale). Ma non importa, perché io alle feste disperate di amore di Gatsby ci ho creduto e a quelle disperate e basta di Gambardella no. Gatsby invecchiando sarebbe diventato Gambardella? Possibile, ma Fitzgerald ha avuto il buongusto di non farcelo arrivare, alla vecchiaia. Perché la decadenza, signori miei, quale fascino può mai avere se non è sorretta almeno dall’amore?
Io per me, preferisco farmi insegnare come si muore da Jay Gatsby che come si vive da Jep Gambardella.

AKIRA

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Stasera vado a vedere AKIRA al cinema.
Molti fortunati, nonché lungimiranti avanguardisti, della mia generazione lo hanno visto in sala nel 1992, adolescenti o preadolescenti, e in molti casi le loro vite sono rimaste segnate per sempre. Di certo in moltissimi casi sono diventati dei nerd, nell’accezione utilizzata PRIMA che essere nerd fosse una figata.
Io lo vidi in VHS a 15 anni, un regalo del mio ragazzo di allora (il primo!!) che di anni ne aveva 20 ed era un nerd fatto e finito. L’imprinting fu totale, sia coi ragazzi (me povera) che con la materia trattata.
Lo vidi tre volte in due giorni. Soltanto Ritorno al Futuro e i Goonies prima, e Pulp Fiction dopo, ebbero un effetto così devastante.
AKIRA ha segnato anche la mia, di vita.

BLOG’S NOT DEAD!

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Gente.
C’è ancora qualcuno lì fuori?
Più sto senza scrivere sul blog, più mi convinco che non lo chiuderò mai perché ho troppe cose da dire ancora.
Penso almeno a due post diversi ogni giorno, poi vado a letto sconfitta ogni sera.
Non devo scrivere per “voi”, chiunque sia là fuori, ma come mi ripeto sempre per ME.
Mi sto scordando come si scrive, non va bene. Mi serve un posto dove poter dire quello che voglio, in frasi più lunghe di 140 caratteri.
Ammettiamolo, la colpa è di Twitter. Non pensavo, invece è così. Uno sfogo istantaneo partorito in un minuto, più volte al giorno, mi ha tolto l’urgenza di prendermi un’ora e buttare giù un intero post come si deve, perché tanto le mie cazzate posso dirle anche lì.
SBAGLIATO.
Niente potrà e dovrà mai rimpiazzare la sweethome, non per mero sentimentalismo, ma perché è la mia palestra con le parole, se ancora ha senso per me averne una (DEVE averlo, perché ancora con le parole lavoro, o semplicemente perché mi piacciono, mi rilassano, mi appagano).
Non ho più scritto nemmeno i report dei viaggi, né le recensioni dei film, né i Tofu&Broccoli, nemmeno quello del FEFF!! Non passa giorno senza che io ci pensi.
Vi dovrei davvero parlare di MILLE cose diverse, magari sempre le stesse ma oh, sono sempre la stessa anch’io.
Sto battendo la fiacca.
Meno faccio, meno ho voglia di fare. Credo sia normale, o no?
Anche se non ho più una sera libera, e quando ce l’ho la passo con la tisana sul divano, ciò non vuol dire che io stia *producendo* qualcosa.
Faccio faccio e non produco niente, il che vuol dire che NON faccio.

Proviamo a ricominciare da qui, anche per esorcizzare lo stress, anche perché se non uno psicologo mi serve almeno un surrogato, anche perché se non ricordo male era una cosa DIVERTENTE.

Basta chiacchiere, non prometto niente e non garantisco, ma almeno ci provo.

 

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FKFF

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Ieri gli amici di FrizziFrizzi hanno messo online il mio report dal Florence Korea Film Fest!
Fateci un giro cliccando sull’immagine 🙂

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Big Man Japan + Trasferta lampo

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Ieri il buon C&B ha messo online il mio ultimo Tofu&Broccoli, che tratta di un film matto e sgangherato.
Click sul logo per leggere.

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Inoltre, news dell’ultim’ora, frignare sul blog SERVE, visto che la mattina dopo mi hanno telefonato per invitarmi a spese dell’organizzazione al Korea Film Fest.
Hanno letto i miei Tofu e si sono convinti che sia una grande esperta (AHAH) o forse hanno solo avuto pietà di me, sta di fatto che oggi vado gratis a Firenze, stasera vedo un’anteprima, dormo gratis in un hotel 5 stelle (!!!!), domani vedo altri due film e torno.
Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa cosa.
Frignerò più spesso sul blog.

The lose/lose moment

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Voi non pensate mai che un tempo eravate molto meglio di adesso? Che facevate cose più belle, eravate più attivi, meno paranoici, più fighi in generale?
È un discorso da passatista del cazzo, sempre che passatista voglia dire quello che penso voglia dire, e io me lo ripeto spesso. Perché di fatto SONO una passatista del cazzo, ed è una cosa di me che odio.
Anni fa andavo in Giappone di continuo, ero una figa. Ho preso e sono partita per un anno, ero una figa, oggi me la farei sotto. Anni fa mi svegliavo allegra la mattina. Anni fa anni fa anni fa.
Stasera mi sento una nullità e mi viene da pensare a quanto invece I used to be l’opposto di una nullità. Perlomeno ai miei occhi di oggi. Io non sono mai una figa nel presente, nel presente sono SEMPRE una nullità, salvo poi ricorrere al revisionismo storico e dichiararmi una figa nel passato.
Avere una casa e un lavoro dovrebbe farti felice, invece ti rincoglionisce e basta. Ti succhia la voglia di fare qualsiasi altra cosa, come dico sempre del lavoro d’ufficio, che è la morte dei buoni propositi.
Perché restiamo fermi in un posto quando là fuori c’è l’intero cazzo di universo? Perché lavoriamo 49 settimane l’anno? Dovrebbe essere illegale. Lavorare non rende felici, rende schiavi. Lo zio Adolf aveva torto con quella scritta lì ad Auschwitz. Perlomeno il lavoro com’è inteso nel 90% dei casi, ovvero in un luogo in cui devi necessariamente farti vedere ogni giorno per tot ore. Se non è inumano questo. Essere costretti per tutta la vita ad andare nello stesso posto tutti i giorni, quando là fuori c’è L’UNIVERSO. Sarebbe come mangiare ogni giorno la stessa cosa, buona o cattiva che sia, tutti i giorni la stessa forever. Come si fa a non capire quanto sia profondamente sbagliato e disumano?
Forse parlo così perché mi manca la mia amica Anna, che è sempre in viaggio in qualche parte sconosciuta del mondo e con cui spesso ho fatto discorsi di questo tipo, su una spiaggia in Ecuador o in un alberghetto cambogiano o al karaoke in Giappone o in tenda sulle Alpi. Lei è molto meglio di me. Lei pensa le cose e le fa, io al massimo le scrivo sul blog.
Arriva un momento dell’anno in cui sbrocco e capisco che non valgo un cazzo, e per valere qualcosa dovrei almeno essere una che conosce molti altri posti. Invece mi ritrovo qui con il lavoro che va a rotoli, a breve un mutuo da pagare e nessuna aspirazione a mettere su famiglia. Voi direte ah la nostra generazione di over 30, siamo tutti sulla stessa barca! Beh la mia risposta è STICAZZI. Stateci voi su questa barca di merda. L’impulso è di mandare affanculo tutto, ma poi è difficile farlo senza un piano B.
La mia mancanza di piani B mi spaventa e mi opprime. Se fallisce quello A (e di fatto sta mezzo fallendo) dove vado a sbattere la testa? Che mi invento? Ah, la generazione capace di reinventarsi ogni volta! Ma quando mai?! Di certo non io.
Perché non sono coinvolta in progetti entusiasmanti? Perché nessuno mi chiama al telefono e mi dice (seriamente) “ti voglio con me per questa cosa e ti pago”? Perché capita solo agli altri?
Non crediate che sia così idiota da non sapere la risposta, che è di una semplicità disarmante. Perché gli altri si sbattono come pazzi e io no. Perché evidentemente non ho fatto nulla, NULLA, nella mia vita per meritarmi telefonate di questo tipo.
Non solo, quando penso di stare facendo bene una cosa (cioè tradurre, l’unica che so fare) invece di farmi i complimenti e darmi un aumento mi abbassano la tariffa e mi dicono se non ti sta bene quella è la porta. Cazzo che lavoro ricco di soddisfazioni che mi sono scelta. Se fossi furba avrei già svariati piani B. Invece non ne ho.
E sinceramente, veramente dal profondo del cuore, non so se sperare che a luglio mi rinnovino il contratto in ufficio o mi licenzino. Sperare di essere licenziata è chiaramente folle, data anche la prospettiva del mutuo imminente. Me ne rendo conto. Ma penso cazzo sarei LIBERA. Tornerei free lance pura. Se mi licenziano parto e sto via un mese, GIURO CAZZO GIURO. La gatta la lascio a qualcuno, qualcuno troverò. Poi torno e sbatto la testa al muro tutto il tempo che mi resta da vivere. Come facevo quando ero free lance pura.
Se invece mi fanno il tempo indeterminato chiaramente offro una cena a chiunque, mi ubriaco e penso ok, di fame non morirò, ho una pezza d’appoggio, ho gli straordinari pagati. Ma poi bye bye universo. Forever. E mi ubriaco per non pensarci per tutto il tempo che mi resta da vivere. Che, attenzione, ogni giorno che passa è di meno.

Stasera va così, il bicchiere è sempre mezzo vuoto. È un lose/lose, quando invece in altri momenti è un win/win, perché io in teoria sarei una ottimista.
Ma ne riparliamo tra qualche mese, quando saprò di che morte morire, nel vero senso della parola.

Vado a letto a sentirmi una fallita ma prima ci tengo a ringraziare pubblicamente JACK, che dopo anni e anni di commenti criptati si è rivelato via mail e tra le altre cose mi ha detto “ti odio da quando non scrivi più, hai un dono per piegare alle tue esigenze le frasi fatte”. Che a mia memoria è l’unico complimento reale e circostanziato ricevuto da qualcuno per come scrivo, cioè un po’ oltre il solito, apprezzato ma anche basta, “scrivi bene”.
Scrivere qualcosa, oltre che bene, sarebbe in ogni caso un discreto passo avanti. Ma tanto il piano B non sarà mai diventare scrittrice, quello è certo.

Ti voglio bene Jack.

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