Quello che vorrei è tornare a Udine, vivere dentro il Teatro Nuovo, vorrei che sia FEFF tutto l’anno e starmene alla larga da tutto ficcata in sala a vedere solo film orientali, usciti da cinematografie assurde tipo quella filippina o quella taiwanese.
Quindi la voglia di stare qui è ZERO.
Tanto perché lo sappiate.

Un’altra cosa che è il caso che sappiate è questa storiella allegra, che si chiama

L’ultima sera fanno in sala Confessions, film che ho già visto (e ne ho anche parlato qui). Sono impaziente di rivederlo e mi metto a fare la fila per entrare. Sono col prode Morra, che mi dice tu entra di là e chi trova posti migliori chiama l’altro. Ok. Mi fiondo. Siamo in seconda galleria, io scendo giù ma la prima fila di poltrone non va bene perché c’è la balaustra davanti e lo schermo si vede male. Di corsa rifaccio i gradini per salire di una fila e accade l’irreparabile. Inciampo nel maligno filo del destino (altrimenti detto gradino, oppure i miei stessi piedi, non lo so) e volo faccia a terra. Faccia a terra è l’espressione giusta dato che IL MIO NASO è la prima parte del corpo che collide con la moquette rosa del teatro, il mio naso seguito da tutto il mio dolce peso. Alabama si schianta a terra come un sacco di patate, caddi come corpo morto cade, senza neanche il tempo di mettere le mani avanti, cosa che fanno anche i bambini di zero anni (in seguito tutti mi chiederanno esterrefatti ma non hai messo avanti le mani?!?! La risposta è NO, non so perché, avevo lo zainetto sulla spalla, c’era poco spazio tra le file, il pavimento era in salita ed è arrivato contro la mia faccia prima del previsto. La ricostruzione della dinamica ha dato queste risposte. O forse semplicemente sono ritardata). Il mio naso tocca il terreno prima di tutte le altre parti del corpo, sento un dolore mai sentito prima e istantaneamente penso cazzo si è rotto. L’attimo dopo penso cazzo perdo il film.
Persone intorno. Io sono lucida e già mi viene da ridere ma quando mi tiro su vedo chiaramente gocce tonde e rosse cadere sulla moquette rosa, che ora avrà per sempre il mio ricordo. Fiumi di sangue. Fazzoletti intrisi, mani che mi sostengono, voci che mi chiedono, io che rispondo e a mia volta chiedo è rotto? È storto? (non mi biasimerete se la prima preoccupazione è stata: perfetto, deturpata a vita). Una ragazza mi aiuta e nel marasma generale mi chiede come mi chiamo, io penso ma che domanda è? hai visto troppi film americani tesoro, ma in effetti è vero che un po’ tranquillizza. Mi accompagnano sul divanetto fuori, arriva il boss del FEFF, mi telefona Morra: ma dove sei?? Io ridendo: ehm, vieni fuori che mi sono rotta il naso. Io dico che sto bene e ridacchio, penso che non si può essere così coglioni da rompersi il naso cadendo nel cinema perché stavo correndo per prendere i posti (per un film che ho già visto). Penso che ho una malattia ed è la cinefilia. Oppure l’idiozia. Penso che voglio vedere il film. Che magari basta un po’ di ghiaccio. Penso che la cinefilia ha un prezzo e io lo sto pagando. Penso già a questo post. Il boss del FEFF fa il simpatico e dice che mi regalerà il dvd di Confessions (l’edizione cinese è in vendita giù allo stand dvd). Faccio la simpatica anch’io e gli dico che allora mi rompo pure qualcos’altro.
Quando vado in bagno a specchiarmi tremo un attimo, immagino di trovarmi di fronte Adrien Brody e invece però no. È dritto. Non sono sfigurata o sfregiata per sempre, è solo rosso e gonfio, tanto rosso e tanto gonfio, ma c’è solo un taglietto e una escoriazione. Per il resto tutto normale. Bene. Magari manco è rotto. Non mi fa così male, riesco a toccarlo e tutto.
Ovviamente si va al pronto soccorso. Film perso. In macchina penso che sarà mai il pronto soccorso di Udine? Sarà vuoto. Mi visitano, mi dicono se è rotto o no, ciao. Torniamo per il film di mezzanotte.
SBAGLIATO.
Arriviamo alle 23 ed è pieno di gente. Gente che sta lì da ORE. Ne arriva altra. Sala d’attesa, ci mettiamo ad attendere, faccio un paio di telefonate a Roma per dare l’anteprima dello scoop, mi tengo il ghiaccio sul naso. Stiamo così per CINQUE ORE. Nel frattempo rivolte popolari, donne inferocite con il personale dell’ospedale, gente che sbrocca e se ne va, infermieri barricati dall’altra parte. Non mi chiamano MAI. Chiunque altro prima di me. Il dolore alla fine mi passa, sostituito da un sonno feroce, penso oh, andiamocene, io sto bene. Chiedo a tutti ma è dritto? Ma secondo lei è rotto? Magari non è rotto, no? Mi chiamano alle 4. Casco dal sonno. Mi fanno la lastra. Dico che secondo me non è rotto. Torna l’infermiera e fa stella, guarda che è rotto eh. Cazzo. L’otorino mi mette la placchetta e me lo fascia, la devo tenere otto giorni e poi boh, dovrebbe essere a posto. Io all’otorino: ma torna normale? Cioè, come prima? È che ho già una gobbetta… Non è che aumenta? È dritto, no? Ma sicuro che è rotto? Ma torna come prima? Non che fosse bello, ma insomma.
Morra sta lì con me per tutto il tempo e anzi, approfitto qui e ora per ringraziarlo pubblicamente: GRAZIE (anche se poi una volta usciti abbiamo patteggiato sulle cose che può raccontare, tipo “ho passato la notte con lei”, “ha perso molto sangue”, “era la prima volta”, “alla fine era distrutta” tutte frasi innegabilmente vere).
La cosa ancora più devastante, oltre alla caduta, il sangue, il naso rotto, le cinque ore di attesa, il sonno tremendo, è che l’indomani devo partire e dunque lasciare la stanza della foresteria entro le 10 del mattino. Andando a letto alle 5 passate, va da sé che non dormo un cazzo e il giorno dopo sono un vero zombie, pure tumefatto. Indefessa torno al Teatro per un altro paio di film e scopro che oltre che zombie sono anche lo zimbello del festival. Uno zombiello. Chi era presente alla sciagura mi riconosce e mi chiede allora?? che ti hanno detto? Il boss arriva da lontano e continua a fare il simpatico, io approfitto e pretendo il dvd in regalo (che te credi, che m’ero scordata?? Seee), che poi elargirò a Morra quale ricompensa per la nottataccia.
Il resto come da copione. Film, pullman, aereo, ritorno, genitori sconvolti, amici in preda alle matte risate.
Frasi che mi sono state dette, epidemia di cinefilia:
– Oddio, Elephant Man!!!
– Qual è la prima regola del Fight Club?
– Ah, ecco la maschera di ferro.
– È arrivata Cinderella Man.
– Peggio di The Fighter.
– Pensa se ti specchiavi ed eri Mickey Rourke in the Wrestler!!

Se consideriamo che questa edizione del FEFF era la numero 13 e per esorcizzare il numero sono state prese a simbolo le corna… direi che A LORO è andata bene, visto che c’è stato un catalizzatore di sfiga.